“Abbiamo un paese che è di parole. E tu parla, che io possa fondare la mia strada pietra su pietra.
Abbiamo un paese che è di parole, e tu parla, così che si conosca dove abbia termine il viaggio.”

Mahmud Darwish

lunedì 31 gennaio 2011

ciclo di film sulla palestina

Uno sguardo su Palestina e ...dintorni
3 film proposti da Comitato Palestina Bologna

in sostegno a:
www.freedomflotilla.it


Giovedi 3 febbraio, ore 21.00
Il tempo che ci rimane
di Elia Suleiman
Il racconto col sorriso sulle labbra del conflitto arabo-israeliano
Commedia/Drammatico - Durata film: 105'- Anno: 2010 in Italia


Giovedi 10 febbraio ore 21.00
La sposa siriana
di Eran Riklis
Il matrimonio di una donna drusa proveniente dalle Alture del Golan e dei problemi creati dalle questioni politiche non risolte in una società attraversata dal conflitto arabo-israeliano
Commedia/Drammatico - Durata film: 97'- Anno: 2004


Giovedi 17 febbraio ore 21.00
Caramel
di Nadine Labaki
le storie e le sfumature di 5 donne nel Libano moderno
Commedia - Durata film: 96'- Anno: 2007

proiezioni presso HUB via serra 2/G Bologna
COMITATO PALESTINA BOLOGNA

giovedì 20 gennaio 2011

Qui il tuo campo per la pace: la visita dei laburisti agli insediamenti

di Noam Sheifaz

Il segretario generale del partito; "ci sentiamo più vicini ai coloni che all'estrema sinistra"

Famiglia Al-Najar

di Silvia Todeschini


La moglie di Tareq ha la carnagione chiara e lentiggini, sotto il velo rosa si intravedono dei capelli nerissimi; gli occhi, profondi e scuri, si stagliano in dei lineamenti aggraziati, che ricordano di più l'estremo oriente che il vicino oriente. È molto magra e porta un vestito verde di cotone, mi domando come faccia a non tremare di freddo con una temperatura di circa 10 gradi. Sta qui seduta su un secchio rovesciato all'aperto con 2 vicine di casa circondata da bambini e racconta la sua storia.

lunedì 17 gennaio 2011

El Kofyye Arabyye

Il ritmo travolgente di Shadia Mansour



Roma 14 gennaio 2011, Nena News – E’ nota come la «first lady» dell’hip hop arabo, ma Shadia Mansour ci tiene a precisare che prima ancora di essere una artista lei è innanzitutto una palestinese, fortemente legata alla sua terra d’origine.
Shadia, 30 anni, è nata e cresciuta in Gran Bratagna da genitori palestinesi originari di Haifa. Sebbene la sua prima lingua sia l’inglese, la rapper palestinese scrive testi in prevalenza in lingua araba. Prodotta anche da Johnny Juice dei Public Enemy, Shadia Mansour è molto popolare tra i giovani a causa della grande energia che esprime durante i concerti e le esibizioni in pubblico.

Il suo brano più noto è «Kofeyye Arabeyye», ossia la kufiah è araba, in risposta all’uso commerciale che oggi si fa nel mondo del tradizionale fazzoletto a scacchi bianchi e neri che per decenni è stato simbolo delle lotta di liberazione palestinese.

domenica 16 gennaio 2011

Israele teme un mondo arabo democratico

Il vice premier israeliano esprime la sua preoccupazione per la democratizzazione del mondo arabo in seguito alla dissoluzione della leadership tunisina

La caduta del regime tunisino di Zine El Abidine Ben Alican ha gravi ripercussioni, ha detto il vice primo ministro israeliano Silvan Shalom. In un'intervista alla radio israeliana venerdì notte, Shalom ha detto che egli proviene da una famiglia di immigrati tunisini.

giovedì 13 gennaio 2011

SIAMO TUTTI DI ROCCA CANNUCCIA

Come Israele bombarda (anche) l'informazione in Italia

Non stupisce il fatto che la propaganda sionista continui a imbrattare quotidiani e siti internet, è il lavoro di coloro che sono pagati per farlo. Ma dando un’occhiata in questi giorni alla stampa e navigando sul web, riusciamo ancora a stupirci del modo in cui lo fa: in molti casi senza alcun argomento valido a contrastare seriamente la diffusione di notizie documentate sul campo e basate su fonti certe, in altri elevando al rango di notizie di primo piano informazioni prive di centralità, anzi, al contrario, assolutamente marginali.

“I prigionieri palestinesi sono il cuore della resistenza dal 1965”

Intervista a Khaled Shahrour, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, detenuto per 18 anni nelle carceri sioniste
tratto da rebelión.org

traduzione a cura del Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli


Ci puoi raccontare le cause della tua detenzione, le accuse in base alle quali ti incarcerarono?
In realtà le accuse furono tre. In primo luogo mi accusarono di cercare di infiltrarmi armato all’interno dello stato di Israele; in secondo luogo, di eliminare collaborazionisti e la terza accusa fu di appartenere, in Giordania, ad un gruppo illegale, l’FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina).

Di spari, di morti, di bombe. Di terra, di libertà, di straordinaria forza.


di Silvia Todeschini

Di mestiere ha fatto il contadino per 35 anni, si chiamava Shaban Mohammed Shaker Karmoot, classe 1964. Un tempo sulla sua terra a Beit Hannoun crescevano olivi, palme e limoni, poi una notte sono arrivati i carri armati israeliani e li hanno sradicati. Hanno aperto un varco su un muro della sua casa, hanno demolito la casa dei vicini davanti ai suoi occhi.

sabato 8 gennaio 2011

MOVIMENT-AZIONI POPOLARI: strategie di resistenza popolare non violenta in Palestina e iniziative di solidarietà della società civile internazionale

Incontro con:

Mazin Qumsiyeh
Docente dell'Università di Yale, Birzeit e Betlemme
Attivista del movimento per la resistenza popolare non violenta in Palestina
Autore di numerosi libri tra i quali "Popular Resistance in Palestine. A History of Hope and empowerment" (www.qumsiyeh.org)



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